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Questa escursione, è una delle vie che salgono al panoramico
Altopiano della Gardetta, riconosciuto
Patrimonio Geologico Italiano nel censimento dell'APAT, ex Servizio Geologico Nazionale.
Questa bella zona, fa parte del comune di Canosio, in
Valle Maira (CN), ma noi ci arriviamo da
Viviere
nel
Vallone di Unèrzio. Il percorso ricalca in parte il "Percorso Occitano", che disegna un lungo anello (di 15 giorni), toccando un po' tutti i valloni laterali che confluiscono nel Maira.
Accesso: Da Dronero si risale la Valle Maira fino quasi ad Acceglio. Qui svoltate a sinistra per Vallone d'Unèrzio fino a Pratorotondo e quindi Viviere. La strada in questo punto diventa sterrata e potete proseguire (se c'avete il suv) oppure parcheggiate la vostra utilitaria e proseguite a piedi come ho fatto io.
Parcheggiamo l'auto all'altezza del tornante, nei pressi di Pratorotondo. Ce ne sono un mucchio e dobbiamo lasciarla molto più indietro; ma non va al mare 'sta gente? Meglio così, la montagna attira ancora qualcuno, non tutto è perduto (che polemico! ma cammina...)
Al "tabellone dei sentieri", imbocchiamo l'S8, in direzione
Viviere/Prato Ciorliero/P.sso Gardetta. Il percorso, in questo punto, passa sulla carrareccia
ex-militare 194 "Acceglio-Prato Ciorliero". Poco dopo Viviere, una piccola e vecchia borgata, che quasi sembra sorta attorno ad una edicola sacra costruita su di un masso, ci lasciamo a destra l'imbocco per il GTA che sale al
Colle del Ciarbonet e proseguiamo sulla sterrata che risale il
torrente Unèrzio, fra gli abeti e i larici.
Nel bosco, sulle sponde del torrente e nei prati, parecchia gente, campeggiatori e famiglie, a godersi il fresco del vallone che in questo punto si stringe, tra il
Bric Content e il
Bric Cassin. Sulla
Rocca Limburny, a guardia della strettoia, un'opera militare in calcestruzzo, facente parte dello "sbarramento di Prato Ciorliero".
Tra il
1936
e il
1939
sorsero in questa zona tre centri in caverna come raddoppio della prima linea del
Vallo Alpino, con il compito di sbarrare il vallone di Unèrzio e di bloccare ogni infiltrazione dai colli della Scaletta e della Croce
Diego Vaschetto, Strade e Sentieri del Vallo Alpino (Ed. Del Capricorno)
Un po' prima della strettoia, incontriamo, sulla destra, il percorso GTA che sale al Colle d'Enchiausa (e da qui al
Bivacco Bonelli che noi abbiamo già orgogliosamente "popolato"), ma noi
proseguiamo sulla sterrata che ci porta, a breve, ignorando l'S10 che sale al Passo Escalon, al
pilone votivo, proprio sotto alla conca erbosa di
Prato Ciorliero (dal provenzale
choùliero, luogo idoneo alla coltura dei cavoli, degli ortaggi in genere).
Qui sorgevani i baraccamenti invernali, ora in parte crollati, delle truppe di stanza in queste zone. E la strada
ex-militare 194
infatti termina alle casermette. Abbandoniamo quindi la strada e prendiamo la mulattiera (sempre
S8) a sinistra, che si innalza nel bosco e risale, a mezza costa, il
Bric Cassin.
Bric: Voce provenzale di notevole diffusione nel settore delle
Alpi Cozie dove distingue cime anche a quote elevate. Secondo alcuni studiosi la voce BRIC deriverebbe dal
celtico
brig-briga il cui significato di "monte - altura" si estende anche a "insediamento fortificato su altura".
Michelangelo Bruno - "Alpi sud-occidentali; tra Piemonte e Provenza" (Ed. L'Arciere)
Il percorso, che rimonta il lungo vallone, esce dal bosco e fra i magri pascoli, incontriamo parecchi
monoblocchi in calcestruzzo, alcuni anche al centro del vallone, appartenenti questi, allo "sbarramento della Gardetta", quale "raddoppiamento della linea difensiva".
Nei pressi di uno di questi, l'ultimo "malloppo" prima di giungere al passo, risalendo un poco il fianco del Bric Cassin, a sinistra, abbiamo trovato, fra le rocce, parecchie Stelle alpine (Leontopodium alpinum), bellissime e protette. Fotografatele ma non portatevele a casa, stanno bene dove sono. Essendo una pianta rara è totalmente protetta, anche se adesso è concessa la coltivazione della pianta ibrida attraverso seminazione.
Ancora un sforzo e arriviamo al Passo della Gardetta (2437 mt), dal quale godiamo della splendida vista sull'Altopiano omonimo. Al centro, l'inconfondibile profilo della Rocca La Meja (2831 mt).
La Meja:
oronimo il cui significato etimologico mette in evidenza la positura geografica "mediana, posta in mezzo o centrale", dall'aggettivo
provenzale
mian - méano (lat.
medianus).
Si presta anche ad altre interpretazioni: da
meja
"cima migliore, più bella", da
moya
(lat.
mollis) "terreno umido" per la presenza di piccoli stagni d'acqua, da
meije
"mezzodì" posizione della cima rispetto all'abitato di
Preit.
Michelangelo Bruno - "Alpi sud-occidentali; tra Piemonte e Provenza" (Ed. L'Arciere)
L'Altopiano della Gardetta è un luogo, forse non unico, ma affascinante sicuramente. Io ci sono venuto più volte, sia provando i percorsi che salgono dalle valli, sia arrivando in macchina al colle Valcavera per poi passeggiare sulle
ex-militari che lo attraversano. E' un grande spazio erboso che corrisponde ai miei canoni di bel luogo di montagna, come ho già ricordato su altre pagine.
Queste zone, vengono anche definite da alcuni "le dolomiti del piemonte", perché in effetti le rocce che si vedono, le pareti di
Rocca la Meja, del
Cassorso, di
Rocca Brancia, del
Bric Bernoir
e dei
Castiglioni
sono
dolomie, alternate in strati con calcari.
Quassù sono anche state trovate impronte di dinosauro, anzi una vera e propria
passeggiata
"con probabili otto impronte, di cui tre si presentano in modo evidente". Addirittura un
Ticinosuchus ferox, un predatore carnivoro, insomma.
La scoperta risale all'estate del 2008, ad opera del prof.
Michele Piazza dell'Università di Genova e del geologo
Enrico Collo di Dronero, il quale si laureò nel 1998 con una tesi sulla geologia dell'Altopiano della Gardetta.
Purtroppo, non ho idea di dove si possa trovare la lastra rocciosa della antica "passeggiata" (probabilmente è già al sicuro in un museo) e la cosa mi incuriosisce. Sicuramente contattando lo scopritore, il geologo Enrico Collo, che oltre ad essere il curatore del sito naturaoccitana.it, è anche accompagnatore naturalistico, dovrebbe essere possibile farci un giretto.
Noi dinosauri, intanto, invece di scendere al rifugio, o cercare tracce del passato, prendiamo la strada ex-militare che si dirige al
Colle dell'Oserot. Un lungo traversone tra ghiaie e pietre, tra pareti verticali, suggestivi tratti scavati nella roccia e impressionanti "conoidi detritiche", giungiamo, appena sotto la calcarea rocca, al Passo di Rocca Brancia, che si affaccia alla profonda conca carsica
Fonda Brancia. Grande spettacolo.
Dopodiché, dopo anche il sacro rito della focaccia "prosciutto e toma", voltiamo i tacchi e "desarpiamo", scendiamo a valle, lungo la stessa via di salita.
974 mt. di dislivello, circa
15 km.
la distanza percorsa, come al solito nessuno ci inseguiva e ci abbiamo messo circa
3 ore a salire e 2 a scendere.
Un gran bel percorso, di
notevole soddisfazione. Questo lo dico sempre, ma è sempre la verità.
Qui sotto ci sono due piccoli video, girati con la macchina fotografica digitale, camminando, un po' "mossi" quindi, ma ci si può fare un'idea dei luoghi. Il primo riprende il tratto di mulattiera che risale il Vallone Unerzio e arriva al Passo; l'altro, la ex-militare che dal Passo sale in direzione Rocca Brancia.