Mi è sempre piaciuto immaginare storie, creare nuovi mondi, universi. Anche solo cose semplici, che possono accadere durante una vita, un anno o un giorno. Tempo fa, quando avevo una band, delle mie storie ne scrivevo una sintesi estrema in versi, e ne facevo canzoni.
Da qualche anno ho provato a farne romanzi, e la cosa mi piace, ammetto. Probabilmente sono solo uno dei tanti italiani, che scrive molto e legge poco, ma la cosa non mi disturba troppo, o almeno non così tanto da lasciar perdere. Ho bisogno di uno sfogo creativo per rimanere ancorato alla realtà.
Complice la quarantena da covid sono riuscito a concluderne uno (fatto insolito). L'avevo iniziato negli anni scorsi ma non riuscivo ad andare avanti spedito.
Ovviamente per avere un riscontro qualitativo della mia "opera", ho cercato il parere tecnico di un "professionista dell'editoria" e mi sono rivolto a un "editor".
L'editor è una di quelle figure professionali che all'interno di una casa editrice (ma ci sono anche molti freelance), eseguono la lettura critica di un romanzo e tramite un'attenta analisi, ne individuano eventuali difetti e lacune.
Praticamente aiutano l'autore ad affinare, a migliorare la propria scrittura e a operare una revisione del romanzo che vogliono presentare (o hanno già presentato) a una casa editrice, a un concorso, a un torneo letterario e via dicendo.
Solitamente le case editrici hanno uno/a o più editor(s) che operano per conto della stessa. Diciamo che quando il manoscritto arriva tra le mani dell'editor, significa che l'aspirante scrittore ha già superato "il guardiano della soglia", colui (o colei) che lo mette alla prova tramite la valutazione della sua biografia e la lettura della sinossi del suo lavoro (che ha inviato assieme al manoscritto), e decide se è pronto alla svolta, se è degno di passare la soglia e quindi di essere affiancato dal mentore, dall'editor.
Oppure di essere cestinato. Cosa che capita spesso. L'Editore, colui che pubblica, è Zeus, un mutaforme per eccellenza, che dapprima si presenta invitante, magari con un gran bel sito e interessanti collane, identificate con nomi evocativi e pubblicazioni dalle copertine lucenti e colorate. E sembra davvero pronto ad accogliere ogni esordiente tra le sue calde e possenti braccia, ma poi se ne esce con frasi tipo: "Sfortunatamente, la sua Opera non rientra nella nostra linea editoriale". Opera è sempre con la "o" maiuscola, perché lo sta cacciando, ma costui sappia che per una manciata di minuti è stato considerato un "Autore".
Esiste anche l'autopubblicazione con tutti i pregi e i difetti che comporta, ma prima di gettare il proprio inedito da esordiente inesperto, nel mare magnum (o nella cloaca maxima) di Amazon, magari è meglio fargli dare un'occhiata da un editor freelance, anche solo per una scheda di valutazione.
Sono parecchi gli editor indipendenti in giro per il web. Non si sa chi siano (professionisti o improvvisati?), ed è difficile scegliere, perché sono quasi tutti trincerati dietro al proprio website discretamente realizzato, che spesso promette tanto, troppo. Ci sono quelli che si rivelano più interessati a vendere innanzitutto il loro imperdibile "megacorso" di scrittura creativa, di progettazione narrativa, unico nel suo genere perché migliore di altri, copiosi in rete. E se qualcuno prova a chiedere informazioni su di un servizio editoriale in particolare, si trova di fronte a un modulo di contatto che formula domande tipo: Hai fatto il MIO megacorso? SI/NO/MA ALLORA? Hai fatto almeno il corso economico da sfigati? SI/NO/TI FOTTI. Alcuni addirittura hanno sede in paesi stranieri e neanche rispondono, perché sai, il fuso, i clienti irlandesi, russi, congolesi. Altri si fanno vivi dopo settimane, annoiati, con frasi brevi che sbuffano disinteresse, annunciando finestre/slot lontane mesi e costi esorbitanti. Ci sono anche le Agenzie di servizi editoriali e rispondono all'istante perché hanno dipendenti da pagare e sono sul pezzo. Ma anche qui, costi smisurati, oltre i 600 euro.
Io ho scartato una piccola agenzia che per una scheda di valutazione si accontentava di 120 euro; ho temuto che si limitassero a consegnarmi due paginette con un elenco di errori grammaticali e virgole omesse.
A questo punto ho valutato solamente in base al costo, pregando di non beccare qualche pirla. Un tipo mi ha risposto che per le mie 310 cartelle, si "accontentava" di 465 euro più contributo previdenziale, più marche da bollo, più tante rassicurazioni di serietà e competenza. Totale 488 euro.
Tanto, forse troppo, ma ormai ero deciso ad avere il parere di un "esperto". Speriamo bene.
Invio il mio manoscritto, attendo due settimane, poi arriva la costosa "scheda di valutazione": due paginette che tradiscono una lettura superficiale e ultraveloce del mio romanzo, e le famose due paginette supplementari, relative all'elenco di errori grammaticali (pochi) e virgole omesse (che in realtà abbondano).
Mi sembra davvero che il tipo ci abbia lavorato si e no mezza giornata, passando poi ad altro (come fanno molti), lasciando trascorrere 15/20 giorni per dimostrare un impegno incontestabile.
La cosa che più mi ha fatto infuriare, è che non ho avuto alcuna risposta sulle cose che mi interessava sapere. La parte relativa alla psicologia dei personaggi che influisce sulle loro motivazioni, è stata totalmente omessa. Si è limitato a parlare di ciò che invoglia o no a continuare la lettura, elencando buchi di trama inesistenti (bastava leggerlo senza saltare due pagine per volta), e personaggi che non evolvono; su questo potrei anche dargli ragione, nel senso che i miei personaggi (totalmente negativi), non evolvono in positivo ma regrediscono, imbarbariscono. Non cercano "una redenzione" secondo lui; ma perché mai dovrebbero, dico io. E' una storia di genere "pulp", che propone vicende dai contenuti forti, inizia male e finisce peggio.
E poi, come dicevo, le chiavi di lettura, tutta la parte relativa a ciò che muove i vari personaggi, tutti i concetti che ho disseminato lungo le mie pagine, non sono "passate", e non ho avuto riscontri riguardo la loro efficacia.
Praticamente, io ho parlato della luna raccontando la storia del dito, e l'editor mi ha spiegato che il dito ha l'unghia sporca e anche il resto della mano non è troppo pulita; ma alla luna, nessun accenno.
Ma perché me la prendo con l'editor (che ho cercato io), vi chiederete, invece di prendermela con me stesso che probabilmente non so scrivere? Per come la vedo io, un’idea di cooperazione in una produzione artistica è necessaria. E il ruolo dell’editor nasce in relazione al diffondersi della narrativa di genere. Ma esiste un editor adatto a tutti i generi? Un famoso scrittore molto attivo anche in rete, ha detto a proposito del suo lavoro di editor: "Le possibilità di sbagliarsi esistono, ed esiste anche la possibilità di sbagliare posto a un’opera... naturalmente tocca all’autore dire di no se la cosa non gli va, considerando il pericolo di non essere pubblicato."
Il risultato sono 488 euro buttati e nuovi dubbi.
Dopo breve indagine (che avrei dovuto fare prima), ho poi capito dopo che questo wannabe "editor professionista", è un giovinetto, un ragazzo specializzato nel genere fantasy, quelli dove i buoni vincono sui cattivi e vissero tutti felici e contenti. E se di mezzo c'è un traditore, è senz'altro quello con il naso adunco e i peli nelle orecchie.
Ciò che mi ha infastidito, è che quando a questo "professionista" gli arriva un committente con un romanzo di un genere che conosce poco o nulla, non lo rifiuta, ma è abbastanza ovvio che non ne capisce un tubo e i suoi consigli saranno fuorvianti.
Si è lamentato delle uccisioni presenti nel romanzo e dei miei violenti personaggi maschili e femminili, negativi e disumani: "rischia un'indagine e l'arresto!" ha puntualizzato il giovinetto a proposito del mio feroce commissario. E i maschi bramano di continuo le femmine!
Questo ragazzo deve essere un tipo che gioca a calciobalilla nell'oratorio, molto posato e rispettoso delle leggi, che si ferma agli stop, cede il passo sul marciapiede, mangia la pasta al dente e, cosa totalmente fuori moda, gli piacciono le donne.
Scherzo, ma tutta la vicenda mi ha tolto il sonno. "Potevi farglielo presente", direte voi, magari rimediava con una mezza paginetta. No, non gliela do questa soddisfazione: prenditi i tuoi soldi e fila. Probabilmente qualunque mia critica al suo lavoro sarebbe stata rispedita al mittente secondo la motivazione: "Ma tu credi di saper scrivere? Sono io il professionista!".
Se qualcuno fosse interessato al nome di questo tipo e a come starne lontano, mi scriva in privato. Questa può essere l'unica mia piccola e un po' stupida vendetta.