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Val Locana / Col del Nivolet / Col Rosset

ago 09, 2019

Escursioni: Val Locana / Lago Rosset / Col Rosset

Un giretto facile, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, salendo dalla Valle Locana (Valle dell'Orco), facendo base al Col del Nivolet per salire al Col Rosset, uno dei tanti bellissimi percorsi di quella zona.

Accesso: Da Cuorgné si prende per Pont Canavese e si risale tutta la Valle di Locana percorrendo la ex SS460, oltrepassando Ceresole Reale, il Lago Serrù e il Lago Agnel. Dopo una lunga serie di tornanti (18.5 km da Ceresole) si giunge al Col del Nivolet. Continuare sul pianoro fino al Rifugio Savoia, dove si può parcheggiare.
Attenzione: La provinciale, viene chiusa al traffico automobilistico dal 15 ottobre al 15 maggio, la sbarra si trova dopo Chiapili di Sopra, la borgata più alta di Ceresole.
Inoltre: Vige il divieto di transito ai mezzi motorizzati nei giorni festivi dalla metà di luglio a fine agosto dalle 9,00 alle 18,00, dalla loc. Serrù al Colle del Nivolet.
Navette: Da luglio a fine agosto, è in funzione un servizio navette gestito da GTT Gruppo Torinese Trasporti, che collega Ceresole Reale al Colle Nivolet.

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La Valle d'Aosta e il Parco Nazionale del Gran Paradiso, sono un po' lontani per escursioni brevi, da effettuare in una giornata. O almeno sono lontani per chi arriva, come me, dall'astigiano. E solitamente, da molti, il Parco è associato alle aostane valli di Cogne, Savarenche o Rhèmes.
In realtà, le piemontesi
Valle dell'Orco e Valle di Soana, fanno parte anch'esse del Parco ed offrono bellissime escursioni. Infatti, la valle Locana, lunga e stretta, delimita il Parco del Gran Paradiso nella sua parte meridionale: quella piemontese.

Il Parco, primo per istituzione in Italia, è posto in territorio a cavallo fra la provincia di Torino (vallate dell'Orco e Soana) e la Val d'Aosta (Valli di Cogne, Savarenche, Rhèmes) su un'area di circa 70.000 ettari dominati dalla grandiosità del massiccio gruppo del Gran Paradiso (m 4061).

"La storia del Parco Nazionale Gran Paradiso" Sito ufficiale del Comune di Ceresole Reale (TO)

Quindi, noi brancaleoni, non potevamo sottrarci al fascino di quelle valli, magari andando a "ramingare" nella zona del Col del Nivolet, più facilmente e brevemente raggiungibile; zona che non è ancora Valle d'Aosta, ma Piemonte, che ci si infila a cuneo.

Un giretto facile facile, breve, bello e godurioso. La "regione dei grandi laghi" (non quelli del Canada, un po' più piccoli), nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, salendo dalla Valle Locana (Valle dell'Orco), facendo base al Col del Nivolet per salire al Col Rosset, uno dei tanti bellissimi percorsi di quella zona.


Mi piace molto quest'area, perchè ci si arriva in automobile, toccando subito i 2500 mt di quota, e da li si può salire tranquilli fino ai 3.000 e oltre. Lo so, la cosa fa inorridire gli sportivi, ma io non lo sono, o almeno non lo sono più, quindi, noi brancaleoni si parte dai 2.600 e "'
nculo all'opposizione".
Ovviamente, tenendo conto dello "
zero termico", che, come dice "er ghepardo" (il romanaccio, sempre lui), a quelle altezze, "incombe".

Quindi si arriva in macchina fino al Colle del Nivolet, che è praticamente un valico alpino che collega la torinese Valle di Locana, con la Valsavarenche, laterale della valle d'Aosta; la strada, asfaltata sul versante piemontese, è ancora in fase di progetto sul versante valdostano, ostacolata da problematiche turistico-ambientali. Anzi, nonostante sulle cartine (tutte o quasi) sia segnata come in progettazione, non si farà mai.

L'ampia strada militare che dal Lago di Nivolet prosegue verso nord in direzione del piano omonimo s'interrompe all'improvviso sull'orlo di uno strapiombo. La possente strada che, da Pont, si arrampica lungo le pendici settentrionali della Costa des Aouilles, svanisce nel nulla dopo una galleria. Eppure molte carte della zona riportano che i due tronchi sono collegati.
Marco Boglione - "Le Strade dei Cannoni" (Blu Edizioni)

Per spiegare il "mistero", posso dire che questa strada ha avuto una storia "tormentata". Il tronco piemontese, sterrato, fu costruito all'inizio del '900 dal Genio Militare sul tracciato dell'antica mulattiera. Nel 1938 lo Stato Maggiore ebbe l'idea di realizzare una grande strada di collegamento che, dalla Valle dell'Orco, portasse ad Aosta, attraverso il Colle del Nivolet e la Valsavarenche, in modo da poter spostare velocemente interi reparti motorizzati. I lavori partirono nel 1940, da entrambe le parti, furono eseguiti ampiamenti, gallerie, ecc., ma furono sospesi nel 1943.
Neglianni '50 e anche negli anni '70, si ricominciò a parlare del famoso collegamento e vennero
riesumati i progetti militari, furono pure aperti due cantieri, uno in prossimità del Rifugio Savoia, l'altro poco a monte di Pont, che realizzarono qualche chilometro di rotabile. Ma gli interessi turistici delle due valli non collimavano.

Alla ferrea volontà di completare il collegamento manifestata dai piemontesi, corrispondeva l'avversione dei valdostani, che temevano di veder fuggire, attraverso il Colle del Nivolet, una parte degli abituali frequentatori del Parco del Gran Paradiso.
Marco Boglione - "Le Strade dei Cannoni" (Blu Edizioni)

Anche gli ambientalisti si fecero sentire, sostenendo che, una volta completato e asfaltato il collegamento, truppe di turisti brancaleoni motorizzati (cioè il sottoscritto, diciamolo), avrebbero prodotto danni immensi a una montagna di incontaminata bellezza.
Alla fine vinse il partito del "no", i cantieri si interruppero nuovamente, lasciando, probabimente per sempre, incompiuta, la grande strada di arroccamento del Colle del Nivolet.

Attualmente, la sterrata scende dal colle verso la Valsavarenche e prosegue per alcuni chilometri sul lato sinistro orografico dell'altopiano del Nivolet per poi terminare, presso la croce dell'Arolley, 300 mt. sopra l'abitato di Pont.

Vabbè, la strada asfaltata ormai c'è (almeno la parte piemontese) e allora utilizziamola, cribbio. Tra l'altro, a proposito dei guasti dei turisti, salendo in macchina, all'altezza del Lago Agnel, a me è capitato di incontare una volpe che s'avvicinava all'auto in cerca di cibo! Marmotte in mezzo alla strada che non avevano nessuna intenzione di scappare!
Direi che è un comportamento anomalo, ma se dalle macchine buttano panini e pop-corn, mi sembra quasi ovvio. Questi animali sono quasi addomesticati, nel senso che non temono l'uomo e le sue diavolerie. Anzi, puntualizziamo: è cosi in quest'area, accanto alla strada asfaltata che sale al Colle del Nivolet. Ovviamente in altre aree del Parco, gli animali non vengono a scroccare panini al prosciutto, direi che girano al largo.
Purtroppo, ero talmente sorpreso che non ho neanche scattato una foto, per documentare l'accaduto. Che probabilmente accade spesso...

Negli ultimi anni il numero complessivo dei visitatori del Parco del Gran Paradiso ha raggiunto il milione e mezzo di unità, con i 2/3 delle presenze concentrate nel periodo estivo.
Le difficoltà del sistema naturale di fronte a queste cifre sono immaginabili. Una delle conseguenze peggiori della presenza dell’uomo e degli ‘assalti’ alla montagna è, ad esempio,
l’allontanamento della fauna ungulata (stambecchi e camosci) dai percorsi e dalle aree abituali di pascolo. Inoltre l’aumento esponenziale dei rifiuti dei vacanzieri, l’inquinamento atmosferico e da rumore hanno reso precario l’equilibrio degli ecosistemi montani del Nivolet.

L’Altopiano del Nivolet - Correrenelverde.it

Parcheggiamo l'auto nei pressi del Rifugio Savoia (2612 mt) e ci troviamo subito in una zona suggestiva; il rifugio si affaccia su uno dei Laghi del Nivolet. Dai due laghi nasce il torrente Savara (o Savaranche) che, dopo aver percorso la valle cui dà il nome (Valsavarenche), confluisce nella Dora Baltea nei pressi di Aosta.

Piano del Nivolet: E' uno dei più interessanti altopiani delle Alpi, sviluppandosi per oltre sei chilometri a 2.500 metri di altitudine. La zona è ricchissima di acqua: oltre ai numerosi laghetti, incastonati tra le rocce, la verde distesa di pascoli è percorsa dalla Dora di Nivolet che con i suoi meandri forma acquitrini e torbiere, ambienti ideali per la rana temporaria e per le molte specie di piante adattate a tale ecosistema. 

Parco Nazionale Gran Paradiso - Parks.it

E' davvero bello questo ubertoso pianoro. Anche solo per gironzolare in "basso", intorno ai laghi, sembra il paesaggio alpino ideale; fra i ricchi pascoli, le rocce modellate dai ghiacci e le turrite vette che si riflettono negli specchi d'acqua. Anche se, in effetti, c'è troppa gente (chi è di troppo? Io?).

Il delicato ecosistema del Nivolet è caratterizzato, grazie agli ambienti umidi, dalla presenza di piante rare come, ad esempio, il ranuncolo acquatico, dall'aspetto molto vario, con foglie lobate e fiori bianchi a base gialla galleggianti, o il sedum villosum, che cresce negli ambienti umidi, ha fiori rosa o lilla e foglie grasse. Tipici del Nivolet sono gli eriofori, che durante la fioritura riempiono i prati con i loro ciuffetti bianchi, caratterizzando il paesaggio.
In alta quota si trovano anche boschi di larici, spesso associati ad abeti rossi e a pini; nel ricco sottobosco si trovano rododendri e ginepri, mirtilli e felci.

L’Altopiano del Nivolet - Correrenelverde.it

Dal Rifugio Savoia si inizia a salire per una comoda mulattiera (cartello indicatore per il Taou Blanc) e in circa 10 minuti si arriva alla spianata dell'Alpe Riva (o Rivaz). Da qui i sentieri si dividono; noi prendiamo a sinistra il 3C (bolli gialli). L'altro sentiero, il 3B, segue una pista differente, ma si ricongiunge al 3C, all'altezza del Lago Rosset.
Dall'alpeggio si cominciano già a scorgere le inconfondibili sagome della
Grivola, del Gran Paradiso e verso meridione, il gruppo delle quattro Levanne. Le turrite Rocce del Nivolet sono quasi a picco sui laghi qua sotto. Tutto molto bello.

Il Rifugio Savoia era un'antica casa di caccia che i re d'Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I utilizzavano, durante i rispettivi regni, quando soggiornavano e cacciavano a Valsavarenche. 

Rifugio Savoia - Sito del Comune di Valsavarenche

Nell’Ottocento l’area dell’odierno Parco Nazionale del Gran Paradiso fu interessata dalla realizzazione di una serie di mulattiere e sentieri voluti dai sovrani sabaudi per la loro attività venatoria. Il sistema stradale, superiore ai 156 km totali per la sola dorsale principale, collegava cinque palazzine di caccia tra la valle di Champorcher e la valle dell’Orco (Dondeynaz, Lauson, Orvieille, Nivolet e Gran Piano), passando per le valli di Cogne e Valsavarenche. Nella zona del Nivolet passa il collegamento tra la Casa reale di Orvieille e il Gran Piano di Noasca, attraverso l’attuale Rifugio Savoia (circa 55 chilometri di percorso). La costruzione della strada asfaltata ha interrotto la continuità dell’antico percorso reale, che è però ancora in larga misura percorribile, in mezzo a scenari di grande interesse naturalistico e paesaggistico, ed è parte di numerosi itinerari all’interno dell’area.

Superato il gradino erboso dell'Alpe Riva, la pista attraversa il Torrente Rosset, entrando nei canaloni scavati dall'acqua. Resti di nevai, in basso, nelle zone più in ombra, anche ad agosto inoltrato.
Il sentiero prosegue a mezza costa, tra ciotoli e ciuffi erbosi, con vista sul vallone aquitrinoso sotto il ghiacciaio della Punta Basei (o Basey) e, rimontato un costolone roccioso, si arriva ai
Piani del Rosset. Qui attraversiamo il pianoro ed in breve raggiungiamo il panoramico concone del Lago Rosset (2701 mt). Ampia veduta sulle vette circostanti, Gran Paradiso, Ciarforon, Becca di Monciair, Denti del Broglio, tutti in fila, sull'attenti.
Il lago è popolato da numerosi 
salmerini immessi nei primi anni '60 che si possono osservare con facilità affacciandosi sulle rive.

Accanto al Lago Rosset, svoltando a sinistra, troviamo il Lago Leita (2699 mt). Lo costeggiamo verso nord, passando sulla vasta prateria erbosa che lo circonda, fino a pervenire al salto di roccia visibile già in lontananza.
Una breve arrampicata (niente di difficile) ed il terreno ed il panorama cambiano completamente: dalla fertile pastura lacustre sottostante, alla
vasta pietraia costellata di frantumi morenici.
 Alle nostre spalle i due laghi, da qua sopra ben visibili. Come ben visibile è anche l'inconfondibile
isolotto del Lago Rosset. Non per spararle grosse, sarà la giornata un po' nuvolosa, ma questo scorcio di prateria e di laghi mi ricorda la Scozia. Ok, siamo a 2800 mt circa e le Highlands non superano (mi pare) i 1000 mt (le vette i 1200 mt circa), ma qualcosa del genere lo ricorda. Diciamo che il paesaggio alpino è molto diverso, ma qualche zona...

La traccia si addentra negli sfasciumi e prosegue in piano, in un paesaggio desolato e sterile di residui morenici, passando accanto ai Laghi di Chanavey (su qualche carta Chavaney) (2909 mt), distribuiti qua e la nel concone detritico. Sul fondo del glaciale bacino pietroso, un nevaio a chiazze, che resiste al sole agostano.
Sullo sfondo si intravede, e si raggiunge a breve, l'ultimo tratto di salita. E che salita! Un
ripido cavaturacciolo sassoso che si arrampica fino al valico. Attraversiamo l'ultimo nevaio, proprio sotto alla parete, ci riposiamo un attimo e attacchiamo il cavaturacciolo, tanto da li dobbiamo passare.
 Lentamente, con piccoli
tornanti e giravolte si guadagna dislivello, la pendenza si accentua man mano che si sale, le svolte si fanno più strette, l'impettata dura circa 20 minuti, ma alla fine si raggiunge il valico del ventoso Col Rosset (3025 mt).
 Il valico è un luogo aspro e brullo, con frantumi sparsi e grossi massi; rapaci sorvolano la
Punta Rosset e puntano il Leynir. Dall'altra parte, la Valle di Rhèmes. Ben riconoscibili, in primo piano, la Granta Parei (o Parey), la Punta Tsanteleynaz e il Ghiacciaio di Goletta, che noi brancaleoni abbiamo già orgogliosamente "popolato".
 Il vento soffia forte e "discretamente" gelido, ma la focaccia prosciutto-toma va consumata in "vetta", sennò non vale. Dopodiché, si scende

Qui sotto due piccoli video, girati con la macchina fotografica digitale, camminando, un po' "mossi" quindi, ma ci si può fare un'idea dei luoghi. Ripercorrono, in sintesi, l'intero percorso di discesa, dal Col Rosset al Rifugio Savoia.

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