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Per vedere il
Pis del Pesio (le "sorgenti" del fiume Pesio), bisogna andarci necessariamente in tarda primavera, in
tempo di disgelo. È chiamato così, piscio del pesio (in piemontese "pis du pes"), perché sgorga da alcune cavità poste su una parete a strapiombo, formando
rombanti cascate.
Le Sorgenti del Pesio costituiscono un classico esempio di risorgiva carsica. Particolarmente copiose in tarda primavera, raccolgono l'acqua proveniente per via ipogea dalla sovrastante Conca delle Càrsene, dopo lungo percolamento ed attraverso un laghetto sotterraneo, posto poco prima dello sbocco all'aperto, nella bastionata calcarea.
AA.VV. - "Valli Cuneesi" (CAI-TCI)
Ovviamente varrebbe la pena di dare un'occhiata anche al selvaggio e ondulato altopiano della Conca delle Càrsene, ma noi ci siamo andati in maggio ed era ancora parecchio innevato, non avevamo le ciaspole e ci siamo accontentati del Pis.
A proposito di, ehm, piscio, dovete sapere che, quando vado per monti, ho l'abitudine di portarmi appresso del the freddo "autoprodotto", nel senso che lo preparo io; è un po' scuro, saturo, forte e molto zuccherato. Er Ghepardo (il romanaccio, sempre lui...), l'ha subito ribattezzato "piscio de somaro", ribadendo la sua disapprovazione, perché lui beve solo "l'acqua minerale e non bevande artificiali ricche di zuccheri"... Pazzesco, pensa alla salute il
brancaleone, che si strafoga tra sughetti ed intingoli e se ne esce con frasi tipo: "ma tu l'hai mai magnata la porchetta di Ariccia, calla calla appena sfornata? no? Prova a assaggiàlla e poi me ringrazierai, con le lacrime all'occhi, come al solito..."
Calla calla, assagiàlla? ma come parlano 'sti romanacci, a li mortacci! E come magnano!
Comunque, una capatina al Pis del Pesio è spettacolare, di minimo dislivello e c'è anche il tempo per andare a visitare la
Certosa di Pesio. Andateci, mi ringrazierete "con le lacrime all'occhi, come al solito".
Accesso:
Da
Cuneo
si seguono le indicazioni per
Chiusa di Pesio. Da qui si risale la valle seguendo la
S.P. 42, oltrepassando
Vigna, San Bartolomeo fino alla
Certosa di Pesio. Da qui si supera sulla sinistra il ponte sul Pesio e si imbocca la ex-militare 194 fino al termine dell'asfaltatura, al
Pian delle Gorre, dove si può parcheggiare.
Nota: l'ultimo tratto di 3 km circa, dalla Certosa di Pesio al Pian delle Gorre, nei giorni festivi e nei periodi di massimo afflusso turistico, viene solitamente chiuso al traffico.
Si arriva al Pian delle Gorre (1044 mt) in macchina e si parcheggia nell'ampio spiazzo che circonda il Rifugio Pian delle Gorre. Il rifugio, proprietà del Parco Naturale alta Valle Pesio e Tanaro, sebbene sia aperto tutto l'anno, è raggiungibile in auto solamente in estate. Da qui, ha inizio una buona parte della sentieristica del Parco.
Il Parco si sviluppa attorno al Massiccio del Marguareis, al centro delle Alpi Liguri, e comprende due valli: la Valle Pesio e una porzione dell'Alta Val Tanaro. La sua particolare posizione, con un clima che risente degli influssi marini provenienti dal vicino Mediterraneo, lo ha reso noto per la varietà della flora. Conserva, infatti, circa un quarto delle specie vegetali presenti in Italia. Varia e ricca la presenza della fauna: camosci, aquile, cervi, caprioli e galli forcelli popolano il territorio. Da qualche anno è ricomparso il lupo su queste montagne.
"Parco Naturale alta Valle Pesio e Tanaro" - Vallepesio.it
Dal Pian delle Gorre (dal prov.
goùrro=salice, anche in piem.
gura, forse di origine celtica o celto-ligure) ci avviamo lungo il comodo sentiero che scende al
Rio del Salto e lo attraversa su salda passerella. Qualche centinaio di metri tra i salici e raggiungiamo la sponda del
Torrente Pesio; da qui proseguiamo sull'ampia mulattiera che costeggia il torrente.
Oltrepassiamo la diramazione per il Gias Sottano Canavere
e prendiamo a sinistra il sentiero che sale nel bosco di
alti abeti bianchi frammisti faggi, a mezzacosta, lasciando in basso, sulla destra, il torrente, in questo periodo (maggio), parecchio "saltellante" tra le rocce e discretamente "furioso".
Il parco ospita il più importante sistema carsico alpino del Piemonte, con oltre 150 km di grotte esplorate, che raggiungono i 1.000 metri di profondità. Il paesaggio è caratterizzato da ampi boschi di abete bianco, faggio e larice. La Valle Pesio, per la sua posizione geografica ed il suo clima, può vantare un'eccezionale varietà di specie floristiche (circa 1500) con la coesistenza di specie alpine continentali e mediterranee, tra le quali spiccano il Cypripedium calceolus, la Saxifraga cernua, il Phyteuma cordatum e la Viola pinnata.
Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali Cuneesi - "Parco Alta Valle Pesio e Tanaro" - Parks.it
La traccia sale con una serie di giravolte e tornanti e prende quota, con moderata pendenza fino ad uscire sulla radura del
Gias Fontana (1218 mt) dove sorgono due ricoveri utilizzati dai
bërgé
(anche qui si "pasce").
Ben visibile, da questo ripiano erboso, l'alto
bastione calcareo dal quale sgorga, da una cavità a mezz'altezza, lo sprizzante
salto d'acqua del Pesio.
Saliamo ancora, a tornanti, tra i faggi ed incontriamo, a breve, la diramazione per il Gias degli Arpi. Ci torneremo in seguito, per adesso prendiamo a destra, verso il Pis, seguiamo il sentiero, ben tracciato nel fitto del bosco, un po' più difficile l'ultimo tratto tra la neve, si va un po' a spanne e seguendo le orme di chi è già passato (sperando che non vada da un'altra parte).
Si arriva, infine, alla base della bastionata rocciosa dalla quale sgorga, da una
grotta in parete, la "sorgente" del Pesio (1426 mt). Le cavità "sgocciolanti" sono più di una, ma il getto fuoriesce abbondante da una apertura di qualche metro, traboccando in una
cascata rumorosa e scrosciante. Ovviamente, qui "sorge" lo zampillo, ma l'acqua che fuoriesce dalla fessura arriva da un lago sotterraneo e da un sistema di condotte naturali poste sotto la conca "assorbente" delle Càrsene.
Esplorazioni condotte negli ultimi venti anni hanno permesso di riconoscere, e in parte percorrere, un sistema di cavità che si sviluppa per circa mille metri di dislivello e drena per vie sotterranee anche una parte delle acque del bacino francese del Roia, essendo lo spartiacque sotterraneo spostato più a sud rispetto a quello superficiale.
AA.VV. - "Valli Cuneesi" (CAI-TCI)
Torniano indietro, fino al bivio nel bosco. Questa volta saliamo a sinistra verso il
Gias degli Arpi, che raggiungiamo, tra giravolte e tornanti, in una ventina di minuti (di corsa anche meno).
A questo punto, per scendere nel
Vallone del Salto, prendiamo la
ex-militare 194 che collegava la
Certosa di Pesio al
Colle Boaria e che passa proprio di qua.
La Strada dell'Invasione. La realizzazione della rotabile dalla Certosa di Pesio al Colle della Boaria fu oggetto di accese dispute fra gli ufficiali dello Stato Maggiore: alcuni la ritenevano non solo inutile ma addirittura strategicamente pericolosa, sostenendo che se i francesi avessero sfondato la linea difensiva orientale della Val Roya, avrebbero potuto comodamente aggirare le difese del Tenda attraverso questa rotabile, scendendo poi in pianura senza più trovare ostacoli. I montanari della zona la chiamavano "la strada dell'invasione" e forse in questa denominazione è racchiusa la verità: la strada venne realmente progettata con l'intento di convogliare velocemente dal basso Piemonte truppe con l'ordine di invadere la Francia sudorientale. Questa teoria è supportata da un altro particolare inquietante: nessuna fortificazione, né campale né permanente, venne mai prevista lungo la vallata del Pesio.
Marco Boglione - "Le Strade dei Cannoni" (Blu Edizioni)
Si percorre quindi, lungamente, la rotabile, a tratti solo una
mulattiera, in leggera discesa, nel bellissimo bosco, tra gli alti fusti degli abeti e le chiome massicce di faggi dal portamento maestoso.
Il silvano sentiero, s'arresta nel
Vallone del Salto (o Saut). Qui occorre attraversare il
Rio del Saut
per andare a vedere le
cascate
formate dal torrentello, che, durante il disgelo, riempie i tonanti canaloni e prosegue impetuoso e violento nei suoi rimbalzi. L'area è ottimamente
attrezzata con passerelle, balconate e ponti in legno. Seguite le indicazioni sulle paline, ne vale la pena.
Dalle cascate, la mulattiera diventa una vera strada sterrata; seguendola e trascurando le diramazioni per i valloni
Serpentera
e
Marguareis, si rientra velocemente al Pian delle Gorre, dove avete lasciato la macchina.
Visto che la camminata non ha richiesto grandi sforzi (460 mt di dislivello, 7 km percorsi, 2.30/3.00 ore) e siete ancora vispi e contenti per ciò che avete visto, vi consiglio una capatina alla Certosa di Santa Maria in Valle Pesio, uno splendido complesso religioso dalle forme (attuali) tardo-rinascimentali ma dalla lunga e antica storia.
La Certosa di Pesio, fondata nel 1173 da padre Ulderico da Casale, fu nel Medioevo nucleo propulsore per la colonizzazione dei territori montani della valle e centro di lunghi pellegrinaggi provenienti da Liguria e Provenza. Soppressa dai Francesi nel 1802, venne trasformata nel 1840 in stabilimento climatico e idroterapico; fu restaurata in seguito dai padri missionari della Consolata di Torino. Il complesso religioso conta varie costruzioni delle quali la più interessante è il chiostro, centro della vita religiosa, rimaneggiato nei secoli XVI, XVII e XIX. Aperto su un lato verso il parco, ha un lungo porticato (250 m.), adorno di colonnine romaniche dietro le quali si aprivano le celle dei monaci.
AA.VV. - "Valli Cuneesi" (CAI-TCI)
Qui sotto un piccolo video, girato con la macchina fotografica digitale, camminando, un po' "mosso" quindi, ma ci si può fare un'idea dei luoghi. Si possono vedere le cascate del Pesio e le cascate del Saut.