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Questo è un bellissimo percorso ad anello, su
ex-rotabili militari
abbandonate e mulattiere, a visitare le alte conche di
Sant'Anna di Vinadio e del
Làusfer, breve e spettacolare, con una piccola parte che si svolge anche in territorio francese,
mais oui, bien sur. Panoramico ed ardito, suggestivo e conciso, come piace a me. Tutto bene quindi? Andiamoci tutti? Infatti, è proprio questo il problema.
Turisti, pellegrini e viandanti, erranti, forestieri e raminghi, tutti qui per una salutare "ascensione", incoraggiata anche dal luogo di partenza, il
Santuario
di Sant'Anna di Vinadio, luogo frequentato assai.
Come frequentati assai, sono i sentieri intorno ad esso. Pensate che ci ho pure incontrato un mio collega di lavoro, tutto casa e ditta, astigiano come me. L'ho incrociato sul
Colle Saboulè, e mi ha pure detto che stavo facendo il giro al contrario! Roba da matti! Neanche fosse il percorso penitenziale dei disciplinanti!
Comunque, anche se affollati, sono luoghi da vedere e ricordare,
colle lacrime all'occhi, come dice il mio amico romanaccio Francesco.
Accesso: Da Borgo San Dalmazzo si risale la Valle Stura oltrepassando Vinadio. A Pratolungo (899 mt) si prende a sinistra la ex-militare e si sale fino al Santuario Sant'Anna (2010 mt), dove si può parcheggiare (forse).
Una volta giunti al
Santuario, parcheggiate dove potete, solitamente lungo la strada d'accesso. Non che voglia insistere sulla "popolarità" della zona, ma in effetti, nelle domeniche di luglio/agosto ci sono anche gli
ausiliari del traffico (o almeno, ho visto ragazzi con la pettorina fosforescente).
Dal Santuario, si segue l'asfalto fino al vasto
parcheggio
(gremito) dove spicca al centro la "Roccia dell'Apparizione", ove sono poste le statue di S. Anna con Maria bambina e della pastorella inginocchiata in preghiera rivolta verso di loro.
Il culto di
S. Anna e di
S. Gioachino si era diffuso in occidente dopo le crociate e per dare forza alla nuova devozione anche in loco la tradizione popolare fece ricorso ad una
presunta apparizione di S. Anna ad una pastorella, Anna Bagnis, che sarebbe avvenuta su una roccia tra i pascoli più a monte della chiesetta. In ogni leggenda antica c'è sempre un fondo di verità!
Le Origini del Santuario - "santuariosantanna.it" (Website Ufficiale)
Se già il sito ufficiale avverte che "la tradizione popolare fece ricorso ad una presunta apparizione", direi che non è il caso di soffermarcisi troppo.
Si segue la malagevole carrareccia per qualche centinaio di metri e giunti al bivio, prendiamo a destra (segnavia GTA) la
ex-militare (malridotta) che, con una serie di tornanti, ci porta "spediti" al bacino detritico del
Lago di Sant'Anna (2167 mt), incavato tra rocce montonate gneissiche, colonizzate da cespugliame di rododendri.
Proseguendo, incontriamo, a monte, un altro laghetto, poco più di una pozza, da qui la sconquassata rotabile, oltre a peggiorare, comincia a salire parecchio, tra gerbidi e praticelli sassosi, con giravolte e fatica guadagnamo dislivello e ci meritiamo, felici, lo stretto intaglio del
Passo di Tesina (2400 mt), bello e panoramico.
Anticamente il valico venne documentato con i nomi di:
collum Theisina (anno 1302) -
collum de Theyzina
(anno 1307) -
Taisina (sec. XIX). Il significato è oscuro. Per alcuni
tesina
deriverebbe dall'antica voce
teza "capanna alpina".
Michelangelo Bruno - "Alpi sud-occidentali; tra Piemonte e Provenza" (Ed. L'Arciere)
L'altro versante è alquanto roccioso, molto
frantume
"scaricato" (dalle creste) nel vallone e, cosa che mi piace tantissimo, la ex-militare, trasformatasi in pista ben marcata, è, a tratti, scavata, picconata,
intagliata nella roccia "viva", a formare un viottolo, con tanto di dirupo e bellissimi terrapieni sorretti da audaci muretti a secco.
Andiamo a sinistra, la pista prosegue in "piano" (o quasi) fino al
Saboulè, passando a mezza costa. Si cammina su detriti e sfasciumi, ghiaia e suolo franoso, (ma non franante) attenti agli alluci e alle sporgenze.
Tra le screpolature dei lastroni gneissici, cresce un'interessante flora rupicola acidofila, annoverante primule e sassifraghe rare (e protette).
AA.VV. - "Valli Cuneesi" (CAI-TCI)
Si riprende a salire passando sotto alla
Testa Auta del Lausfer e rapidamente si arriva alla diroccata casermetta proprio sotto alla sommità del ventoso
Col du Saboulè
(2460 mt), che raggiungiamo dopo un ultimo sforzo.
Saboulè deriva dal francese e significa tormentato, battuto dalla tempesta, infatti, la comba nord sottostante il valico, per la sua conformazione ad imbuto è sconvolta in inverno da violente bufere e contrasti di vento.
"Guida dei Monti d'Italia - Alpi Marittime" (Vol. II, pag. 506 - C.A.I.)
Qui comincia la Francia e una burbera valletta, e ci buttiamo a sinistra (direzione non politica), continuando a girare a mezza costa intorno alla
Testa Auta, qui incontriamo un caprone (non so se è ancora li) e un mio collega (che non è più li), il sentiero presenta
tratti esposti
ma non pericolosi, non così tanto da cadere nella
Val de la Tinée sottostante.
Ora, in leggera discesa, dopo una sella prativa, si arriva al Lac Lausfer Supérieur, tondeggiante di chiara origine glaciale, proprio sotto alla Testa Auta del Lausfer.
Classico esempio di lago glaciale di circo, il bacino presenta sulla sponda orientale il ben evidente ed arrotondato cordolo roccioso (verrou), che sbarra a mo' di diga naturale le acque di questi laghi.
AA.VV. - "Valli Cuneesi" (CAI-TCI)
Làusfer: É formato dal provenzale làus, lago, e dal radicale prelatino fer (latino tardo fèrus) sinonimo di luogo roccioso e selvaggio.
M. Bruno - "In Cima - 73 normali nelle Alpi Marittime" (Blu Edizioni )
Sulla riva del lago, un asino. Chiaramente le fotografie scattate al sottoscritto "transitante" accanto all'asino, recano la didascalia "asini in riva ad un lago", di questo ringrazio l'amico Francesco, romanaccio dal nome gallico, pòzzino mazzàllo.
Passando sulla
pietrosa costolatura (verrou) che delimita il lago e lo "contiene", scopriamo una
casamatta
che domina la Val de la Tinée. Splendidamente mimetizzata e rivestita in
pietra locale, ottima per una sosta, durante la quale espletare il sacro rito della focaccia prosciutto-toma.
Dal
malloppo, un sentiero si arrampica sulla insellatura erbosa che sovrasta i 3 laghetti
Lacs Lausfer Inférieurs, posti a "livelli" differenti, transita accanto ad una casermetta (e ad un cavallo) e sale in diagonale, tra erba e sfasciumi, al valico del
Colle del Lausfer (2378), oltrepassando il quale, rientra in Italia,
au revoir.
Dal colle si ha una splendida ed ampia veduta sull'area circostante e sulle conche lacustri dei Lausfer Inferiori. Nei pressi, ruderi di una casermetta e del fabbricato della teleferica di servizio.
Andiamo a destra (svolta non politica) sulla mulattiera, che si presenta stretta e con alcuni tratti molto esposti, attrezzati con
passerelle e cavi d'acciaio. La mulattiera taglia tutto il fianco della Testa Auta, praticamente in piano, aggirando una conca di sfasciumi e rocce frantumate, e si dirige al
Colle di Sant'Anna (2308 mt), oltrepassando un ex-ricovero militare, adibito a rifugio.
Un tempo era il più
noto
e
frequentato
punto di passaggio tra la Valle Stura di Demonte e la Vallée de la Tenée, percorso da un'antica "via del sale". Ha perso tutta la sua importanza di valico in seguito all'apertura della strada del
Colle della Lombarda.
Andrea Parodi - Laghi, Cascate ed altre Meraviglie", Parodi Editore
La mulattiera "prende importanza" e si trasforma in carrareccia ex-militare. Si scende con numerosi tornanti, si passa accanto al Lago del Colle di Sant'Anna, e dopo volte e giravolte si ritorna alla Roccia dell'Apparizione, dalla quale eravamo partiti.
Dislivello
450 mt,
9 km
percorsi,
4 ore
circa, con pause riflessive e contemplative. Godurioso. E provarlo in bicicletta?
Qui sotto ci sono due piccoli video, girati con la macchina fotografica digitale, camminando, un po' "mossi" quindi, ma ci si può fare un'idea dei luoghi. Il primo riprende il tratto di mulattiera dal Passo di Tesina; l'altro, la mulattiera dal Colle Làusfer al Colle di Sant'Anna.